Letture Illuminanti

I libri della mia vita – #4 “Camminate nella luce finchè avete la luce”, Lev Tolstòj

tolstojComprai questo libro su consiglio della mia carissima amica Paola.
Prima di allora, non avevo mai familiarizzato con la monumentale produzione letteraria di Tolstòj; e aggiungo un mea culpa affermando di non aver nemmeno mai letto i suoi più famosi malloppi…non ancora, almeno!

Durante una delle nostre prolifiche chiacchierate di aggiornamento, Paola mi parlò con entusiasmo di un racconto intitolato “La morte di Ivàn Il’ìc“: “Lo devi leggere Maria Sa’, è stupefacente come Tolstòj riesca a scavare così a fondo nei ragionamenti contorti della mente umana di fronte al mistero della morte…”
La mini-recensione mi incuriosì e, quando acquistai il libro, notai con piacere che l’unica edizione disponibile presentava questa storia insieme ad altri racconti dello stesso autore.

Come nella migliore tradizione serendipitesca, secondo cui trovi ciò di cui hai realmente bisogno mentre stai facendo o cercando tutt’altro, il racconto in questione (che soddisfece pienamente le aspettative suscitate da Paola 🙂 ) spianò la strada alla lettura di un’altra storia contenuta nello stesso libro… all’incirca 80 pagine, che produssero su di me l’effetto di una rivelazione.

Camminate nella luce finché avete la luce – Racconto dell’epoca dei cristiani antichi” è una storia che parla di incontri, di scelte, di dolore, di crescita… e di conversione.
Il protagonista, Giulio, è un ricco cittadino romano che affronta, in diversi momenti della sua vita, il travaglio legato alla ricerca del senso della propria esistenza. La profonda amicizia con il cristiano Pamfilio è per lui fonte di conforto e di conflitto al tempo stesso, e più volte il suo desiderio di avvicinarsi allo stile di vita proposto dal Vangelo viene deviato da circostanze apparentemente casuali.

In questo racconto ho ritrovato molte delle riflessioni che accomunano e rendono speciali i libri della mia vita, ma anche alcune affermazioni e modi di intendere il cristianesimo che non condivido in tutto e per tutto, di certo legati all’epoca in cui è ambientata la vicenda e al contesto storico e culturale in cui Tolstòj l’ha scritta.

Ad ogni modo, ciò che più amo di questa storia è la sua attualità. Gran parte del testo è dedicata alle argomentazioni in difesa del e contro il messaggio cristiano, ai ragionamenti di Giulio e ai suoi dubbi rispetto a ciò che ascolta dai suoi interlocutori. Entrambe le parti hanno la stessa credibilità e fondatezza, dal punto di vista filosofico così come nei riferimenti alla vita concreta, nei diversi aspetti dell’amore, dell’educazione, del lavoro, del rapporto con il potere politico…
Leggendo questi passi ho rivissuto tante conversazioni in cui, in prima persona, ho avuto modo di mettere in discussione e temprare le mie idee e il mio modo di intendere e vivere il Vangelo. Quando dico che questo racconto parla di conversione è proprio questo che intendo: non tanto un cambiamento radicale generato da un evento esterno straordinario, quanto una decisione del tutto personale di rivoluzionare la propria mentalità, attraverso l’uso coerente della ragione e il giudizio responsabile delle proprie esperienze.

Vi riporto il passo in cui l’autore descrive la reazione di Giulio nel leggere un commento al Vangelo. A me è successa esattamente la stessa cosa nel leggere questo racconto. Non è straordinario il potere della lettura?

Molto gli mancava ancora per giungere alla fine di quel manoscritto, quando gli accadde ciò che accade sempre a coloro che avvertendo nel proprio animo un sincero desiderio di verità si accingono alla lettura d’un libro, cioè di pensieri altrui: gli accadde d’entrare, con l’anima sua, in comunione con l’anima di colui che aveva ispirato quei pensieri. Leggendo, Giulio intuiva in anticipo quel che sarebbe seguito, e non soltanto concordava con i pensieri del libro, ma era come se fosse lui stesso a pronunciarli. […] L’anima di Giulio si era congiunta con colui che aveva scritto e ispirato questi pensieri, e dopo tale comunione si volse a guardare indietro, a se stesso, alla propria vita. E lui e tutta la sua vita gli parvero un unico spaventevole errore. Egli non aveva vissuto, non aveva fatto altro che distruggere in se medesimo, con tutte le sue premure per la propria vita e con tutte le sue tentazioni, la possibilità della vita vera. – Io non voglio più distruggere la vita, voglio vivere, andare per la via della vita – disse a se stesso.

 

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Community organizer a Corviale (RM), community manager di GigsGuide e Calciosociale Italia, soprano nel Coro Giovanile Lavinium e nel Coro della Cappella Musicale della Chiesa degli Artisti. Appassionata di editoria, scrittura, musica e viaggi.

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