Ricerca di sé(nso)

La nota positiva

Dopo più di un anno, torno per soffiare via la polvere da questo archivio digitale.
Qualche giorno fa, ho fatto lo stesso con i miei vecchi taccuini.
Ho ritrovato molti pensieri, bozze di lettere, testi e accordi di canzoni, poesie e aforismi, disegnini e citazioni, un mondo di parole e immagini che, per molti aspetti, mi rappresenta ancora.
Mi ha fatto uno strano effetto constatare la presenza di temi ricorrenti nel corso degli anni, legati soprattutto a dubbi interiori che si riaffacciano nella mia vita ad intervalli più o meno regolari.
Al tempo stesso, ho a disposizione abbastanza “cronologia” per poter individuare, in retrospettiva, le tappe della mia crescita interiore.

Oggi torno su questo blog con lo stesso spirito che mi aveva spinto ad aprirlo 6 anni fa, animata dalla voglia di raccontare un po’ di me e delle mie avventure quotidiane, soprattutto quelle che mi permettono di conoscere persone e cose nuove.
Pensando a quali temi “importanti” avrei potuto affrontare, non mi sono venute in mente grandi idee. Così, ho deciso di ispirarmi ad un esperimento proposto da uno scrittore israeliano, Yuval Abramovitz, che ho avuto il piacere di conoscere per via del mio lavoro in casa editrice.
Yuval è autore di un libro intitolato “The List“, nel quale racconta com’è la cambiata la sua vita da quando ha dato retta all’impulso di condividere sul suo blog una personale “lista dei desideri”, scritta quando, da adolescente, aveva dovuto trascorrere un lungo periodo su una sedia a rotelle a causa di un brutto incidente.
Condividendo i suoi sogni e obiettivi con il resto del mondo e chiedendo ai followers di fare altrettanto, Yuval ha dato vita ad un vero e proprio movimento di persone che si aiutano a vicenda per realizzare i propri e gli altrui desideri, mettendo a disposizione contatti, competenze, consigli.
Tirare fuori i sogni più semplici così come quelli che riteniamo irrealizzabili, ragionarci un po’ su e scrivere per ciascun desiderio i passi concreti che possiamo compiere per arrivare alla meta, condividere la lista con il maggior numero di persone possibili: il “gioco” funziona perché insegna a trovare il giusto equilibrio tra l’avere la testa tra le nuvole e il tenere i piedi ben piantati a terra, ancorati alla realtà e preparati a percorrerla in lungo e in largo.

La mia versione dell’esperimento parte dalla constatazione di quante persone intorno a me siano essenzialmente insoddisfatte della vita che conducono.
Amici vicini e lontani mi raccontano delle loro frustrazioni e delusioni, di quanto si sentano inadeguati, stanchi, demotivati.
Anche io mi trovo in un (ennesimo) periodo della mia vita piuttosto inquieto: provo a portare avanti la composizione del mio puzzle e, accanto alle sezioni già ultimate, ne vedo tante altre ancora vuote; sul mio tavolo ci sono molti pezzi sparpagliati, alcuni potrei averli persi o forse devo ancora trovarli; altri continuo a rigirarli tra le dita, a volte mi ostino a pigiarli in uno spazio che non può accoglierli perché i bordi non coincidono, altri ancora li osservo e li esamino e non ho proprio idea di dove piazzarli.

L’esercizio che ho provato a fare per non cedere allo sconforto (che ogni tanto mi prende eh, non è che ne sia totalmente immune!) consiste nell’annotare ogni giorno una o più “note positive”, episodi che mi fanno sorridere, gioire, provare gratitudine, divertire: circostanze che, in generale, mi fanno stare bene. Ogni giorno, voglio prestare sempre più attenzione alle persone e alle cose belle che mi circondano, trovare motivi per amare la vita e stimoli per continuare a plasmarla in vista dei miei obiettivi più importanti.
Non voglio indossare lenti rosa e correre il rischio di distorcere la realtà; mi basta allenare una facoltà che troppo spesso diamo per scontata: accorgersi.
Voglio tenere gli occhi aperti e le orecchie tese per rendermi conto del bene che già esiste intorno a me e di quello che sono in grado di compiere io quando resto aperta alla vita.
Questo non vuol dire che ignorerò i motivi di fastidio, rabbia o tristezza; altrimenti finirei per vivere una vita a metà, fondata su una pericolosa illusione. Annoterò anche i momenti NO ma, alla fine della partita, non permetterò che abbiano la meglio.

Venerdì, 2 febbraio

Ho ricevuto un messaggio inaspettato dalla mia amica Valentina, che mi ha riempito il cuore.
Termina con queste parole:

So che tu puoi farcela, credo in te.
Non dubitare mai di te stessa Marias,
perché credimi, sei una persona davvero speciale.
Sei una persona amabile, stimabile e anche un modello per me!
Non hai nulla di cui temere!

Sabato, 3 febbraio

Ho visitato per la prima volta il Convento di Sant’Andrea a Collevecchio, in occasione di un ritiro dedicato al tema della misericordia.
Ho conosciuto persone simpatiche e accoglienti e ho imparato una parola ebraica molto bella.

Hesed: amore fedele.

Domenica, 4 febbraio

Video-chiamata Italia-Australia con la mia amica Claudia. Abbiamo parlato di tante cose, di successi e delusioni, di progetti e desideri. Nonostante la lontananza fisica, i nostri pensieri sono sempre molto vicini.

Lunedì, 5 febbraio

Giornata NO: Risveglio con mal di testa lancinante. Noia e dolori. Tristezza a palate.

Martedì, 6 febbraio

Sono uscita dall’ufficio insieme a Lucia e, mentre chiacchieravamo, ci siamo imbattute in un cagnolino talmente piccolo e cuccioloso che sembrava un peluche. Nel giro di pochi secondi, ci siamo trasformate in due bimbette in preda alla più coccolosa tenerezza.

Sull’albero di non so cosa, che troneggia davanti alla fermata del “mio” bus, ho visto i primi germogli dei fiori rosa che lo riempiono in primavera. Mi è venuto da sorridere pensando a quando i rami saranno carichi e basterà una folata di vento a far scendere sulla mia testa una “nevicata” di petali.

Mercoledì, 7 febbraio

Uscendo di casa, verso le 7:10, ho ascoltato il canto degli uccelli con più attenzione del solito.

Sono arrivata a lavoro in anticipo e mi sono goduta il tragitto tra la fermata dell’autobus e l’ufficio camminando molto lentamente.

Giovedì, 8 febbraio

Ho incontrato una persona che non vedevo da tempo, un ragazzo conosciuto un annetto fa “grazie” alle vicissitudini legate al binomio Atac+sciopero.
Un tipo simpatico, molto cordiale. Mi fa sempre piacere chiacchierare con lui perché, nonostante le nostre conversazioni si limitino al tempo di una corsa sul bus, tra battute e risate spontanee, riusciamo sempre a raccontarci qualcosa di nuovo.

Su Facebook, ho scoperto la pagina di Giuliano, “Sorpresi dalla gioia“, il cui intento è di condividere messaggi positivi, di incoraggiamento e di speranza, ispirati soprattutto alle opere di Clive S. Lewis.

Ho terminato la traduzione dall’inglese di un libro sul mondo dei transmedia, che rappresentano il futuro (nemmeno troppo lontano) della comunicazione e dell’intrattenimento digitale. Davvero molto interessante e utile.

Venerdì, 9 febbraio

Insieme a mio padre e a Dominique, ho partecipato ad un incontro al Campo dei Miracoli (sede di Calciosociale, un luogo bellissimo in cui vi consiglio di andare, almeno una volta), dal titolo “Sperare nell’impossibile: virtù o illusione?”. Il relatore, Don Paolo Scquizzato, ha incentrato il suo discorso sull’interpretazione di alcune fiabe, spiegandone personaggi e simboli come veicoli di messaggi universali. Una delle riflessioni che mi hanno colpito di più è stata la distinzione tra ciò che è reale e ciò che è vero. Mentre reale è semplicemente tutto ciò che di concreto possiamo constatare con i nostri sensi, vero coincide con fecondo, è qualcosa o qualcuno che genera vita, che la rinnova continuamente e le dà senso. (Ho la registrazione audio dell’incontro; se volete ascoltarlo, basta chiedere :D).

Sabato, 10 febbraio

Ho rivisto la mia amica Serena, compagna di pazze avventure con cui ho condiviso anni importanti della mia vita e progetti “fortunati”.
Abbiamo trascorso un pomeriggio di chiacchiere e risate, addolcito da una gustosissima cioccolata calda.

Domenica, 11 febbraio

La nota positiva di oggi è una puntata del programma “Quante storie“, intitolata “La ricerca costante del bene”. L’ospite in studio è Vito Mancuso, autore del libro “[amazon text=Il bisogno di pensare&asin=8811675693]”. Ho letto questo testo all’incirca un mese fa, ho lasciato che mi scavasse dentro. Consiglio a tutti di leggerlo perché apre davvero la mente e il cuore.

Poco fa, la mia amica-sorella Sara mi ha taggato su Facebook, scrivendomi “Non ci sono parole per descrivere un’amica come te”. Il post contiene la foto del biglietto destinato a suo figlio Federico nel giorno del suo Battesimo, lo scorso 23 dicembre. Gli auguravo di sperimentare sempre la pienezza dell’Amore.

La partita tra le mie giornate di inizio febbraio si conclude 9 a 1. Ottimo risultato, direi. Domani si ricomincia. 🙂

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmailby feather

Community organizer a Corviale (RM), community manager di GigsGuide e Calciosociale Italia, soprano nel Coro Giovanile Lavinium e nel Coro della Cappella Musicale della Chiesa degli Artisti. Appassionata di editoria, scrittura, musica e viaggi.

Un commento

  • Valentina Izzo

    Ciao Marias!
    Ti scrivo per farti il resoconto dell’esperimento “nota positiva”.
    Per mia scelta, ho voluto prolungare il tempo “di prova” a ben quattro settimane.
    Durante questo periodo, ho avuto modo di registrare diversi momenti “degni di nota” (a prescindere dalla natura “positiva” o “negativa” dei fatti).
    Avrei fin troppo da raccontare, dunque cercherò di riassumere in breve la mia esperienza.
    Inizialmente ero scettica al riguardo, considerando la mia natura “pessimista”.
    Giunta alla fine di questo percorso, posso orgogliosamente affermare di aver ribaltato completamente il mio punto di vista negativo.
    (D’altronde, hanno vinto le note positive!)
    Eh già, ho imparato a trovare un lato “buono” delle cose, che spesso, si cela dietro il velo ingannevole della realtà.
    Mi sono resa conto di aver subito una metamorfosi interna graduale, la quale mi ha condotto ad una crescita interiore notevole.
    Ho imparato a guardarmi con occhi diversi, cercando di applicare l’esperimento “nota positiva” anche sulla mia stessa persona.
    Ho ancora molta strada da fare, e tanto ancora da imparare, ma ho raggiunto un traguardo da non trascurare!
    Insomma, sto imparando a convivere con me stessa in funzione di stare bene anche in mezzo ‘agli altri’.
    Sento di dover ringraziare anche te per questo, perché senza la tua “spinta” non avrei potuto intraprendere questo percorso positivo!
    Ti lascio con una citazione che ha caratterizzato questa mia fase di ‘metamorfosi’:
    “Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.” (Italo Calvino)
    -Valentina

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.