Sproloqui

L’Eterno Adesso

Habet etiam mala fortuna levitatem; fortasse erit, fortasse non erit, interim non est; meliora propone.

Seneca, Lettere a Lucilio, Libro II

Sono giorni che ripeto questa frase, bisbigliandola tra me e me o condividendola con le persone che, come me, hanno un estremo bisogno di positività per iniziare al meglio il nuovo anno. La dico continuamente per non lasciare più spazio nel cervello a pensieri come “Oh, ma tutte a me!”, “Mai ‘na gioia!” ecc.

In sostanza: MO’ BBBASTA.

La traduzione più diffusa è:

Anche la sfortuna è mutevole; forse sarà, forse non sarà, nel frattempo non è; tu spera nel meglio.”

Ci può stare…Però a me piace soffermarmi su due termini che rendono più sottile e interessante il significato di questa esortazione.

Levitatem: levigatezza, scorrevolezza. L’immagine che mi viene in mente è quella di una sfiga che mi scivola addosso, una circostanza avversa che, seppure mi colpisce, non si attacca, non resta lì a compromettere il mio aspetto esteriore né tanto meno quello interiore. Il fatto che la sfortuna sia mutevole dipende innanzi tutto da come io la percepisco, e poi dal semplice fatto che, di per sé, è passeggera (vorrei vede’!).

Propone: qui tradotto con “spera”. Mh, ok… a patto che la speranza in questione sia una speranza attiva. Propono significa letteralmente “metto davanti”, quindi, in questo caso, do la precedenza alle cose migliori, quelle che mi accadono, ma soprattutto quelle che io faccio accadere. Questo implica una capacità di affidarsi, ma al tempo stesso di non restare passivi rispetto allo scorrere degli eventi.

Ritorniamo sempre alla famosa e a me carissima distinzione tra ciò che dipende da noi e ciò che non dipende da noi (Manuale di Epitteto); di quest’ultima categoria fanno parte i giudizi e le opinioni degli altri sul mio conto e le reazioni che il mondo ha rispetto alle azioni che io liberamente compio. Facile a dirsi, moooolto difficile a mettersi in pratica.

Eppure, io che da un po’ di tempo sto provando non soltanto a pensare, ma anche a comportarmi così, anche se non posso dire di essere già diventata una filosofa (sono ancora progrediente, come avrebbe detto Epitteto!), vi assicuro che… funziona! Questo atteggiamento ha lo straordinario potere di creare un’inattaccabile e profondo senso di serenità che persiste nonostante noi stessi. Ed è una cosa fichiiiiiiiissima.

Nel corso di quest’anno, ho avuto più volte attacchi di ansia e di panico, ed è stato bruttissimo. In quei momenti ti sembra che anche i tuoi amici più cari possano prenderti per pazza se ammetti di essere arrivata ad uno stato così estremo di incontrollabilità della tua mente e del tuo corpo, e opti per il silenzio. Niente di più sbagliato.

Ultimamente mi sono successe cose che in altri periodi della mia vita mi avrebbero fatto stare male, con il broncio per giorni, intrattabile e sfiduciata verso qualsiasi essere umano.
Oggi mi stupisco perché, seppure mi dico “Cacchio, dovrei essere inca…ta per come mi ha trattato (o non trattato) tizio/a”, “Si meriterebbero tutti di essere mandati a quel paese”, dentro di me sento più forte una voce che grida: “Non te sta’ a preoccupà!”, “Take it easy!”, “Sorridi e vai avanti per la tua strada!” E ci tengo a dire che non è menefreghismo, bensì la traduzione pratica della frase di Seneca, che implica un profondo rispetto per l’altro, anche quando, a livello superficiale, il suo comportamento mi fa inca…re.

Anche la sorte avversa ha una sua levigatezza; forse sarà, forse non sarà, nel frattempo non è; tu metti davanti le cose migliori.

Accettare la realtà e restare aperti alla possibilità, senza accanirsi né tanto meno perdersi d’animo.
Tutto quello che è in nostro potere fare, lo dobbiamo fare. Il resto non dipende da noi. Fine.

pessott

Ieri ho stilato un elenco delle cose rimaste in sospeso nel mio 2013. Ve lo risparmio, anche perché alcune di queste sono molto personali. Nell’anno che sta per iniziare voglio impegnarmi a concretizzare questi propositi, a sciogliere i nodi per vivere più tranquilla, insomma! E vorrei farlo così:

1) Agire più per iniziativa che per reazione: troppe volte ho aspettato improbabili coincidenze astrali o segnali dall’alto (o dagli altri) prima di fare qualcosa. Poi il tempo è passato, l’entusiasmo pure…e tutto si è spento (tranne il rimpianto).
2) Fare le cose che mi piacciono anche da sola e perseguire i miei obiettivi anche se nessuno mi segue o mi supporta: qualche mese fa ho rinunciato ad un concerto fichissimo perché, tra gusti musicali diversi e impegni vari, nessuno dei miei amici mi poteva accompagnare. Il concerto è solo una cosa tra le tante a cui ho rinunciato per timor di solitudine… Che poi, in tutta onestà, in alcune circostanze ho sperimentato quanto sia gratificante fare cose da sola, tipo gustarsi una mostra o una passeggiata senza dover rendere conto a nessuno, rispettando i propri tempi e i propri desideri! La compagnia è bella ma, nelle cose importanti, se non è di qualità, meglio stare da soli! 😛
3) Essere sincera ma con prudenza: sembra un controsenso, lo so. In verità, troppe volte ho vissuto il dolore di vedere calpestati una confidenza, un sogno, un progetto per il semplice fatto di averne parlato troppo presto. I confidenti vanno scelti con moooolta oculatezza, i momenti in cui si decide di parlare di sé devono essere protetti come scrigni di cristallo. Condividere pensieri e esperienze è fondamentale per crescere, ma tutelare la propria intimità è altrettanto importante per restare integri.
4) Amare senza considerare le eventuali risposte (che il più delle volte, infatti, non arrivano): Tosto, tostisssssimo proposito. Eppure è il segreto della felicità. Tempo fa riflettevo sulla diffusa consapevolezza che ci sia “più gioia nel dare che nel ricevere”. Molto vero. Ma, per quanto faticoso possa essere “dare”, ritengo sia molto più faticoso “dare séguito”: un gesto, una parola, una piccola attenzione, molto spesso restano isolati perché ci demoralizza la mancanza di una risposta immediata. Tante volte ho letteralmente soppresso iniziative di amore (in senso ampio), perché ho avuto la presunzione di pensare che il destinatario non le meritasse o perché mi sono lasciata sopraffare da una paura troppe volte spacciata per prudenza. Dare séguito significa insistere, restare fiduciosi, confidare nella bontà del nostro agire, credere nella verità e nella bellezza del nonostante tutto.

Concludo l’ennesimo papocchio, con un’altra frase di Seneca, che è tutt’altro che una conclusione.
Anzi, è proprio l’inizio di tutto!

Magna pars est profectus velle proficere.
Gran parte del progresso sta nella volontà di progredire.

Buon Anno, gente! Buona Vita! 🙂

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Community organizer a Corviale (RM), community manager di GigsGuide e Calciosociale Italia, soprano nel Coro Giovanile Lavinium e nel Coro della Cappella Musicale della Chiesa degli Artisti. Appassionata di editoria, scrittura, musica e viaggi.

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